Cucina, arte o sofisma? Ci siamo lasciati alle spalle i pranzi natalizi. Molti hanno consumato il pranzo di Natale in un ristorante con delle aspettative di gusto sapori e atmosfere. Molti saranno stati soddisfatti e pochi, speriamo, saranno rimasti delusi. Molti avranno ringraziato i proprietari, pochi, ci auguriamo, avranno recensito il locale come “un’ esperienza da dimenticare”.
Dunque che tipo di arte è la cucina? Cosa è determinante? Il piatto, la sede, lo stile architettonico, il servizio, i vini? Woody Allen risponderebbe ” basta che funzioni “. La cucina è un opera d’arte totale , secondo Marinetti, che include al suo interno quel lungo processo che dalla lavorazione delle materie prime arriva sino alla loro trasformazione, ma continua poi in sala, dove l’intero ambiente della ristorazione è coinvolto nell’esperienza gastronomica.
Per alcuni non è un’arte perché gli oggetti da essa prodotti si consumano, letteralmente, ingoiandoli. Tuttavia non può essere solo una tecnica, più o meno accurata, per fornire carburante all’organismo umano. Il prodotto gastronomico non si esaurisce nell’oggetto da mangiare, ma si trasforma e ci trasforma senza sosta. Lo aveva capito Babette, che dalle pagine della Blixen ci ha insegnato che con un sapido brodo di tartaruga e un Veuve Cliquot d’annata si possono sradicare le più solide credenze religiose.
Ma, soprattutto, Babette ha ben chiaro che l’esperienza gastronomica è sempre e comunque olistica, coinvolge il corpo nella sua interezza e con esso la mente,gli affetti, le passioni. Si va sempre al ristorante con un’idea ben precisa, con pretese e previsioni che possono essere alla prova dei fatti affermate oppure negate, rincanalate o annullate, coccolate o annientate a seconda del tipo di “storia ” che si vive.
Dunque i ristoratori si dividono in due grandi categorie: gli orfici e i sofisti. I primi ambiscono ad una ricostruzione poetica del mondo naturale attraverso la cucina, i secondi a riempire gli stomaci e ad annebbiare la mente in una sorta di imbroglio tanto abbacinante quanto effimero. L’uomo è ciò che mangia, d’accordo; ma se mangia bene, ben servito e ben comodo diventa sicuramente una persona migliore.
Marrone ” semiotica del gusto “
Marinetti ” Manifesto della cucina futurista”
Gadda ” risotto patrio”
Calvino ” Marcovaldo al supermarket”
Blixen ” Pranzo di Babette”
Goodman ” linguaggi dell’arte”
Montanari ” il cibo come cultura”
Cucina, l’arte di dar rilievo ai sapori (cit.)
ultima modifica: 2019-01-06T17:34:29+01:00
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